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Cècile Kyenge, primo passo indietro sulla riforma della cittadinanza

Il Ministro dell’Integrazione si difende dalle accuse rivolte in merito all’applicazione dello ius soli - Il Ministro Cècile Kyenge ha spiegato la sua posizione durante un summit internazionale a Firenze, tenutosi nei giorni scorsi. Il ministro ha affermato di non aver mai parlato di "ius soli puro", ma semplicemente di "ius soli". Infatti, è italiano chi nasce da genitori stranieri regolarmente residenti in Italia da almeno cinque anni o chi arriva da piccolo e completa un ciclo di studi. Nessun rischio s’incorre quindi di proliferazione di donne incinte straniere che partoriscano nel nostro Paese solo per dare la cittadinanza ai propri figli.

In Italia, ci sono diversi modelli di cittadinanza e quasi 5milioni di abitanti di origine straniera chiedono attenzione e risposte immediate. Tutte le politiche devono realizzare quindi una convivenza civile e una nuova coesione sociale tra italiani e migranti. Il programma del ministero non si basa solo sul diritto alla cittadinanza, ma si occuperà anche di scuola, di sanità e di lavoro in collaborazione con tutti gli altri organi preposti a tale compito. Bisogna creare-secondo Cècile Kyenge- un nuovo concetto di cittadinanza, un nuovo modello di coesione sociale soprattutto in questo momento di crisi del Paese.

Riguardo agli attacchi razzisti che ha subito in questi giorni, il ministro ha affermato di essere molto dispiaciuta soprattutto perché la sua popolarità al di fuori della nazione si è diffusa proprio per questo motivo. Ma è anche sollevata per il fatto di essere stata difesa dall’Italia e dalle istituzioni che hanno saputo fornire una pronta risposta agli insulti. Ed è soprattutto l’Europa quella che si è messa a diposizione del ministro, poiché contraria a ogni forma di razzismo e di discriminazione e da sempre sostenitrice del fatto che l’immigrazione è una risorsa importante per avviare il discorso d’integrazione.

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Lunedì, 13 Maggio 2013 - Alessia Rigoli


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