La paura di uscire dalla clandestinità


Adid: "Chi mi garantisce che se denuncio non finisco al Cpt?"

l'espresso

La preoccupazione e le speranze di centinaia di "invisibili" dopo il caso dei 12 moldavi che hanno ottenuto la carta di soggiorno.E ai sindacati si moltiplicano gli stranieri che chiedono informazioni.

Adid ha 26 anni e un diploma di scuola superiore. Con il più classico dei cammini della speranza è arrivato clandestino qui in Italia. Un anno a Treviso tra piccoli lavoretti e la perenne paura di un controllo. Poi Bologna, attraverso il solito tam tam di amici e conoscenti. Ad Adid piace la nostra città, «molto meglio di Treviso», e gli piacerebbe anche poterci vivere in tranquillità: un lavoro, una casa divisa con gli amici, la certezza di uscire di casa tutte le mattine, senza il batticuore per la paura di essere fermati.

E il lavoro fino a metà luglio ce l´aveva, paradossalmente con la formula del posto fisso: un suo connazionale infatti lo aveva preso nella sua azienda di costruzioni, piccoli cantieri tra Bologna e provincia, tanto lavoro e quasi sempre più di 1.000 euro in busta. Soltanto che questa era bianca, anonima e data a mano: soldi clandestini per un clandestino.

Quando il datore di lavoro connazionale non gli ha pagato l´ultimo mese di lavoro, per Adid è stato solo il momento di inghiottire rabbia. Adesso vorrebbe imboccare un altro cammino e diventare come Ion e Chiril, i moldavi muratori come lui, che con il coraggio di denunciare i propri sfruttatori, hanno ottenuto il permesso di soggiorno. Il tutto grazie all´azione congiunta di Comune, Questura e Procura in base all´articolo 18 della legge sull´immigrazione, sancendo il principio che il clandestino sfruttato, una volta denunciato il datore di lavoro, può ottenere il permesso di soggiorno.

Adid però ha paura: cosa c´è dietro quella frase della norma che specifica "in situazioni di violenza o di grave sfruttamento"? Non è facile esporsi, denunciare qualcuno, in questo caso un connazionale, e poi magari sentirsi dire che il proprio caso non rientra nella legge. E non è neppure questione di avere garanzie, è solo voler sapere se una denuncia ti porterà ad ottenere un diritto, o ti faccia invece sprofondare sempre più nella clandestinità. Magari dentro un Ctp. «Come lui ci sono tanti altri casi - dice Roberto Morgantini, responsabile del Centro stranieri della Cgil - I lavoratori-fantasma qui a Bologna, nei cantieri, nelle aziende di facchinaggio, sono ormai alcune migliaia. Ci aspettiamo che tanti di loro dopo la vicenda dei 12 moldavi, arrivino qui e ci chiedano se possono anch´essi usufruire di questa norma.

Ma al momento non sappiamo se questa circolare del ministero può essere applicata a tutti i clandestini in condizioni di sfruttamento. Il coraggio che chiediamo a loro, ce lo dobbiamo dare noi estendendo sempre più le garanzie e accorciando i tempi di rilascio del permesso di soggiorno in casi di denuncia. Che fa Adid, aspettando i tempi degli uffici italiani, come vive ?».

Adid comunque ieri è stato al Centro Stranieri in via Marconi: vuole capire, sapere se ne vale la pena diventare visibile. Mentre se ne andava, nell´ufficio di Morgantini è entrata una signora bionda: fa la badante in nero in una delle tante famiglie bolognesi che a queste donne affidano i nonni o i genitori. Clandestina come il marito, anche lei vuole capire se la storia a lieto fine di Ion, Chiril e i loro compagni, è stato solo uno splendido spot.