Strage del Morrone, assassino rimpatriato


Il pastore che uccise le due ragazze sconterà la pena in Macedonia

l' espresso

SULMONA. Tre giorni fa una piccola cerimonia sul Morrone per i dieci anni della strage; ma l’autore del duplice omicidio, che tutti sapevano all’ergastolo, ormai da un anno e mezzo aveva lasciato non solo il carcere di L’Aquila ma anche l’Italia: avvalendosi della convenzione di Strasburgo, infatti, Haliyebi Hasani ha ottenuto di poter scontare la pena nel suo paese di origine, la Macedonia. La notizia della concessione del rimpatrio è però rimasta riservata a pochi addetti fino a pochi giorni fa, quando la ricorrenza del decennale ha riportato d’attualità i tragici fatti della mattina del 20 agosto 1997.

La procedura di rimpatrio per l’autore della strage del Morrone è stata avviata dai legali di Hasani nall’inizio dell’estate 2005, il 22 giugno. La richiesta, completa di tutta le documentazione inerente la compatibilità con i contenuti del trattato di Strasburgo del 1983, compreso l’impegno a rispettare i termini della condanna da parte del governo macedone, è stata esaminata dalla corte d’appello dell’Aquila, che all’inizio di dicembre dello stesso anno aveva concesso il nulla osta. Il 15 dicembre, secondo quanto risulta dagli atti, l’ergastolano è stato affidato alle forse di polizia della Macedonia per il rimpatrio.

Un atto coerente con i principi umanitari che gli Stati democratici si sono impegnati a rispettare nei confronti degli autori dei delitti. Ma indubbiamente il fatto colpisce perché tutta la procedura è rimasta coperta dalla massima riservatezza, nonostante fossero gli anni delle grandi polemiche sulla gestione dell’immigrazione clandestina, del pugno duro con gli autori dei delitti e della certezza della pena.

Haliyebi Hasani, poco più che ventenne all’epoca della strage, era giunto in Italia nel corso delle migrazioni di massa dai paesi balcanici successivi allo sgretolamento della ex Jugoslavia. Giunto in Valle Peligna, aveva trovato impiego come pastore. Attività che lo portava a trascorrere lunghi periodi in quasi totale isolamento, guidando il gregge sui pascoli di montagna.

E proprio mentre si trovava col suo gregge sul Morrone, nei pressi di Mandra Castrata, avvenne l’incontro con Silvia e Diana Olivetti e Tamara Gobbo, le tre ragazze di Padova salite sullo stazzo durante un’escursione. Hasani era a cavallo e, come ha raccontato Silvia Olivetti, unica scampata alla strage, all’inzio sembra affabile e disponibile a indicare alle giovani i sentieri di montagna.

Quando le poverette intuirono le sue vere intenzioni, era purtroppo troppo tardi per due di loro: uccise a sangue freddo durante un tentativo di violenza sessuale con una delle vecchie pistole che erano custodite nell’ovile. Molte ore dopo Silvia, ferita e sofferente, arrivò a valle a dare l’allarme. E quando gli agenti andarono a cercarlo di fatto non fece quasi nulla per evitare l’arresto.

Poi il processo, perfino rapido per le consuetudini italiane, e la condanna all’ergastolo divenuta definitiva nel 2000. Cinque anni dopo, il rimpatrio.