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Ultimatum Schegen: Grecia ha solo 3 mesi, poi di nuovo controlli alle frontiere

Solamente novanta giorni per capire se ci sarà una nuova crisi umanitaria - E' già partito il conto alla rovescia per salvare il trattato di Schengen che secondo i più informati dovrebbe essere di 90 giorni. Solamente tre mesi per evitare che all'interno dei confini europei tornino le frontiere. Non è stato ancora messo nero su bianco ma le indicazioni di Bruxelles sono soprattutto per la Grecia, che viene accusata di non effettuare tutti i controlli per arginare il flusso di immigrati senza documenti che come si sa, si sposta nei paesi del nord Europa.

Cosa si chiede alla Grecia: in primis il ripristino dei controlli frontalieri con la Macedonia, che geograficamente è quella più vicina ed è un canale importante per il flusso migratorio; quest'azione insieme alla facilitazione del lavoro degli uomini di Frontex potrebbe essere una soluzione per arginare il problema. La seconda richiesta riguarda i  migliaia di migranti che il paese ellenico ha fatto entrare in Europa passando dal suo territorio: ebbene tutti gli immigrati dovranno tornare in Grecia e il governo dovrà allestire le strutture per ospitarli e processare le loro domande di asilo.

Se il governo del premier Tsipras non riprenderà il controllo della situazione riprendendo il controllo delle frontiere e registrando tutti i nuovi ingressi, per poi decidere se rimpatriare oppure accogliere con azioni condivise con il governo europeo,  il Consiglio di Bruxelles è già pronto a far firmare l'autorizzazione della chiusura di Schengen e il ripristino dei controlli ad ogni frontiera tra un Paese all'altro.

Ma non c'è solo la Grecia nel mirino. Nel testo troviamo anche alcune indicazioni all'Italia e bisogna muoversi in fretta prima che ripartano i barconi dalla Libia. Dei cinque hotspot promessi, due sono attivi e due sono in allestimento, ma il loro avviamento è in qualche modo rallentato dalla burocrazia. Per questo il governo europeo ha chiesto all'Italia di velocizzare le operazioni, ma ha anche promesso che metterà a disposizione un'unità mobile per mettere in piedi un hotspot provvisorio nella Sicilia orientale, dove effettivamente c'è maggiore bisogno.

Inoltre l'Italia potrebbe recepire le indicazioni europee per quanto riguarda l'identificazione dei migranti. Sarebbe infatti previsto l'uso della forza come ultima risorsa nel caso in cui gli stranieri si rifiutino di farsi prendere le impronte. Tanto è stato fatto sui rimpatri, e all'Italia si è dato il merito di questa politica, ma secondo Bruxelles è necessario modificare l'attuale legge che prevede solamente 90 giorni per l'identificazione, allungandone i tempi di permanenza fino alla completa identificazione dello straniero.


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Giovedì, 11 Febbraio 2016 - Andrea Parisi


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