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Nota del Ministero dell'Interno sui funzionamenti dei C.P.T.A

Il disegno di legge delega Amato-Ferrero, varato lo scorso 24 aprile dal Governo, prevede una profonda revisione del sistema dei CPTA. - I Centri di permanenza temporanea e assistita:

PRIMA E DOPO LA RIFORMA

1. La Riforma

Il disegno di legge delega Amato-Ferrero, varato lo scorso 24 aprile dal Governo, prevede una profonda revisione del sistema dei CPTA. Sulla base delle conclusioni della Commissione De Mistura, la riforma permette di superare l’attuale sistema, garantendo comunque sedi e strumenti efficaci per l’assistenza, il soccorso e l’identificazione degli immigrati e il rimpatrio di quanti sono espulsi.

Il nuovo sistema funzionerà così:

• Innanzi tutto viene interrotta la continuità tra carcere e Cpt che oggi interessa molti immigrati irregolari in Italia. La riforma introduce nuove procedure per identificare gli stranieri durante la detenzione e avviarli all’espulsione senza passare per il Cpt, anche attraverso l’accesso ai programmi di rimpatrio assistito. I Centri non dovranno più essere un proseguimento del carcere in altra forma.

• Gli stranieri sbarcati o comunque individuati in Italia in condizioni di irregolarità e di bisogno, invece, saranno accolti in strutture qualitativamente diverse dagli attuali Centri. Strutture di accoglienza vera e propria, non a carattere detentivo, nelle quali gli stranieri saranno identificati e informati sulle normative italiane che li riguardano, dal diritto d’asilo alla legislazione in materia di tratta e sfruttamento del lavoro, dalle modalità di ingresso regolare sul territorio italiano ai programmi di rimpatrio volontario e assistito. In questo senso la riforma prevede anche una intensa collaborazione degli enti locali, delle Aziende sanitarie locali e delle associazioni e organizzazioni umanitarie. La permanenza in questi Centri sarà limitata al tempo strettamente necessario a questi scopi.

• Ci sarà poi un limitato numero di strutture “per l’esecuzione dell’espulsione” destinato esclusivamente al trattenimento degli stranieri da espellere che si sono sottratti all’identificazione e di coloro per i quali è stata disposta l’espulsione con accompagnamento coattivo ma non è possibile eseguire questa disposizione con immediatezza. Anche in questo caso il periodo massimo di permanenza sarà ridotto rispetto alla normativa attuale e saranno assicurati i servizi e l’assistenza necessari a garantire i diritti fondamentali - che saranno specificamente regolamentati - della persona trattenuta.

• I Centri, infine, saranno trasparenti. La riforma, infatti, garantisce - nel rispetto della privacy di coloro che sono ospitati nel Centro e senza recare intralcio alle attività svolte - la possibilità di accedere alle strutture alle autorità politiche (in particolare il Sindaco, il Presidente della Provincia e quello della Regione), alle associazioni che si occupano di assistenza e tutela dei cittadini stranieri, ai giornalisti.

Il rapporto De Mistura

La Commissione De Mistura, insediata il 6 luglio 2006, ha presentato le proprie conclusioni lo scorso 31 gennaio sui Centri di accoglienza e permanenza per immigrati. “Non proponiamo la chiusura dei Centri - ha spiegato l’ambasciatore De Mistura, sottolineando l’inadeguatezza dell’attuale sistema – ma un loro progressivo svuotamento escludendo le persone per le quali non c’è necessità né utilità di trattenimento”. La necessità del trattenimento nei Cpt resterebbe per una categoria limitata di persone. Mentre i Centri di accoglienza andrebbero trasformati in vere strutture di assistenza per gli immigrati che entrano irregolarmente nel territorio, prevedendo un tempo di permanenza breve e strettamente necessario per la definizione delle posizioni giuridiche individuali. La Commissione ha anche sollecitato una maggiore trasparenza dei Centri, il coinvolgimento della società civile nella gestione del fenomeno e la promozione di un programma di “rimpatrio concordato e assistito” per gli immigrati identificati o che collaborano fattivamente alla loro identificazione.

2. Le direttive del 24 aprile: parte la revisione del sistema

Il ministro dell’Interno, Giuliano Amato, il 24 aprile scorso, ha disposto la soppressione dei Centri di permanenza temporanea ed assistenza (CPTA) di Brindisi, Crotone e Ragusa e ha avviato un approfondito studio sulle altre strutture, in vista di ulteriori, eventuali, soppressioni o della riqualificazione, anche in funzione di una diversa missione istituzionale. Tale studio terrà conto delle esigenze che emergeranno dal territorio, attraverso un’attenta valutazione dei Prefetti e dei Comitati Provinciali per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica e della posizione espressa dai rappresentanti degli Enti territoriali. Una particolare attenzione sarà dedicata alle strutture di Torino, Bologna, Modena e Gradisca d’Isonzo (Gorizia).

Le strutture dei Centri di identificazione (CID) saranno rivisitate e le misure di sicurezza in esse adottate saranno ricondotte ad una doverosa proporzionalità, in relazione alle finalità dei Centri medesimi.

Il Capo Dipartimento per le Libertà Civili e l’Immigrazione, inoltre, promuoverà progetti di riqualificazione dei Centri di accoglienza (CDA) finalizzati al miglioramento degli standards di ospitalità attualmente previsti, con particolare attenzione al rispetto dei diritti e della dignità delle persone e garantendo, altresì, l’unità dei nuclei familiari.

Con una seconda direttiva il ministro ha inoltre invitato i Prefetti ad assumere nuovi criteri per l’accesso ai Centri, garantendo la più ampia trasparenza e conoscenza dell’attività e dei servizi resi agli ospiti.

Si prevede, in particolare, l’accesso in tutti i Centri di accoglienza, identificazione e permanenza temporanea ai rappresentanti delle organizzazioni umanitarie internazionali e nazionali, come l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) e la Croce Rossa Italiana. Saranno anche accolte le richieste di accesso provenienti da Sindaci, Presidenti di Provincia e Presidenti di Giunta e di Consiglio Regionale. I soggetti del privato sociale, in relazione alle proprie finalità, saranno ammessi a svolgere specifiche attività di assistenza sulla base di convenzioni con gli enti locali o con i Prefetti.

I giornalisti, con i fotocineoperatori che li accompagnano, possono accedere ai Centri sulla base di un’autorizzazione che sarà rilasciata dai Prefetti, sentiti gli enti gestori delle strutture interessate. Nel determinare le modalità e i tempi delle visite, si terrà conto delle esigenze di tutela della privacy di coloro che sono ospitati nei Centri e della necessità di non creare intralcio alle attività svolte all’interno delle strutture.

3. Come nascono i CPTA

L’articolo 14, comma 1°, del decreto legislativo 25 luglio 1998, n, 286 e successive modificazioni e integrazioni, prevede che quando non è possibile eseguire con immediatezza l’espulsione mediante accompagnamento alla frontiera ovvero il respingimento, perché occorre procedere al soccorso dello straniero, ad accertamenti supplementari in ordine alla sua identità o nazionalità, ovvero all’acquisizione dei documenti per il viaggio, o in caso di indisponibilità di vettore o altro mezzo di trasporto idoneo, il questore dispone che lo straniero sia trattenuto per il tempo strettamente necessario presso il Centro di permanenza temporanea e assistenza (CPTA) più vicino.

La permanenza nel Centro è consentita per un massimo di 30 giorni, con possibilità di proroga, da parte del giudice, di ulteriori 30 giorni.

Con direttiva del Ministro Bianco del 30 agosto 2000 sono stati fissati gli obiettivi da perseguire nella individuazione delle strutture da adibire a Centri di permanenza temporanea e assistenza, nonché i principi che ne devono regolare l’attività di gestione.

L’8 gennaio 2003 un’ulteriore direttiva del Ministro dell’Interno introduce “Le linee guida per la gestione dei Centri”. Con essa, sulla base di criteri elaborati dal Dipartimento per le Libertà Civili e l’Immigrazione, vengono stabilite le modalità di gestione delle strutture le quali si fondano, in particolare, sul rispetto delle diverse appartenenze culturali, etniche, religiose e linguistiche, su una adeguata assistenza sanitaria, informazione legale, interpretariato e mediazione culturale, su ottimali standard nelle prestazioni e nei servizi resi alla persona.



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Domenica, 20 Maggio 2007 - a.p.


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