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Immigrati, un appello per i permessi

Le procedure sono di fatto bloccate: domani vertice in prefettura - Disagi, costi, inefficienza: dopo la convenzione stipulata tra Poste e ministero dell’Interno, il rinnovo del permesso di soggiorno è diventato un serio problema tanto che a solo a Mantova si è calcolato che su seimila domande sia stato rilasciato solo un centinaio di permessi. Cosa potrebbe accadere con i circa 40mila immigrati in arrivo?

Per far fronte a una situazione di emergenza che mette a rischio il benessere della comunità mantovana, Ggil, Cisl, Uil, l’assessorato alle politiche sociali della Provincia, Caritas, Acli, Coldiretti, Cia e Anolf si sono uniti per proporre utili soluzioni.

La prima di queste è un invito a immigrati, lavoratori e cittadini a sostenere con la loro presenza la delegazione che si recherà dal Prefetto in via Principe Amedeo domani alle 10. L’ufficializzazione della mobilitazione ha avuto luogo ieri mattina alla Cisl, con gli enti, rappresentati da Antonella Castagna (Cgil), Claudio Superchi (Cia), Fausto Banzi (Provincia), Giordano Cavallari (Caritas), Giovanni Berra (Uil), Giuseppe De Paoli (Coldiretti), Marco Bianchi (Cisl), Mohamed Belhoucine (Uil), Pier Luigi Leoni (Acli) e Vittorino Marinoni (Anolf), che hanno firmato una petizione da presentare in prefettura per chiedere l’attivazione di un tavolo permanente. In particolare nel fascicolo si chiede di ripristinare i tempi di legge (20 giorni) per la consegna dei permessi di soggiorno e l’avviamento in tempi brevi del trasferimento ai Comuni delle competenze amministrative del rinnovo dei permessi.

Il decentramento delle operazioni sarebbe la conferma di un esercizio applicato con successo qualche anno fa da una ventina di Comuni mantovani che facevano da tramite tra immigrati e questura ottimizzando tempi e costi. La decisione è stata presa a causa delle carenze e dei ritardi che continuamente si presentano con l’attuale prassi burocratica. Le Poste, infatti, sembrano non abbastanza preparate in merito a questi procedimenti, tanto che i tempi di rinnovo si sono allungati fino a un anno di attesa e molte pratiche sono andate perse o sono arrivate a questure fuori provincia.

Inoltre la ricevuta postale rilasciata, dopo un oneroso pagamento che si è quadruplicato in pochi anni, non è un documento sostitutivo efficace. Privo di fotografia, è intercambiabile e non è universalmente accettato complicando il rinnovo dei contratti di lavoro, ostacolando l’iscrizione al servizio sanitario nazionale e pregiudicando la possibilità di rientrare in patria e di ritornare in Italia al proprio posto di lavoro. In gioco non c’è solo il riconoscimento dovuto agli immigrati, ma anche l’aumento della clandestinità, la tranquillità dei datori di lavoro e la serenità di tutta la cittadinanza.

(08 giugno 2007

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Lunedì, 11 Giugno 2007 - Gazzetta di mantova


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